Ultima modifica: 11 luglio 2017

La privacy dei bambini nell’era di Facebook

Su internet i bambini, come i gatti, sono ovunque. Negli Stati Uniti la maggior parte dei bambini di due anni (più del 90 per cento, secondo un sondaggio del 2010) ha già una presenza online. E la percentuale dei neonati supera l’80 per cento. Molti bambini debuttano online sotto forma di granulose macchie grigie, prima ancora di nascere, nelle immagini delle ecografie pubblicate sui social network.


A un certo punto, superata l’infanzia, questi bambini potrebbero rendersi conto che la loro identità online è già stata in parte delineata, di solito dai genitori. E visto che tutto quello che viene condiviso su internet può essere cercato e condiviso per molto tempo, questo duplice ruolo di genitori ed editori solleva una serie di problemi sulla privacy, sul consenso e più in generale sul rapporto tra genitori e figli.
Di conseguenza, ricercatori, pediatri e altri studiosi stanno cominciando a pensare a una campagna di sensibilizzazione su quello che a loro avviso è un conflitto d’interessi tra la libertà del genitore di pubblicare quello che vuole e il diritto del bambino alla privacy.
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